La perdita dei “credits”

Andare a ritroso di decine d’anni nell’evoluzione dell’informatica aiuta a cogliere la portata di tante innovazioni che hanno profondamente trasformato le nostre vite. Qualunque possa essere la complessità dell’ambito esplorato (hardware, software o applicativo nel senso di “usi nuovi” del calcolatore), dietro ci sono sempre e comunque gruppi più o meno numerosi di persone che hanno contribuito al successo.

Accanto all’evoluzione, però, c’è stata anche una involuzione, per così dire: nella pagina dei “credits” delle applicazioni non compaiono più i nomi delle persone principali che hanno lavorato al progetto, ma solo i loghi delle aziende e l’immancabile attribuzione del Copyright.

È chiaro che i progetti attuali sono gestiti da team molto numerosi, specie se trattasi di progetti opensource o che integrano vaste componenti a codice aperto. Si è però perso, per così dire, quel senso di “appartenenza” sul software che c’era un tempo. Il discorso potrebbe diventare molto lungo, ma vale la pena fare qui solo due esempi: l’about box del Workspace Manager di NeXTstep 3.3 e il Finder di macOS 10.12 Sierra.

Nel primo è visibile la lista degli sviluppatori (e addirittura del designer), mentre nel secondo spariscono totalmente i nomi delle persone coinvolte.

Forse anche questo è un segno dei tempi.

 

Vintage Computer Festival Italia 2018

I prossimi sabato 28 e domenica 29 Aprile 2018 si svolgerà a Roma il Vintage Computer Festival Italia, organizzato dal Vintage Computer Club Italia, seguito ideale del primo raduno Retro Computer Italia (RCI) che si svolse nel 2016. L’evento si terrà nella Sala Nagasawa, ex cartiera Latina nel Parco dell’Appia Antica.

Ci saranno decine di espositori, centinaia di computer storici, conferenze e tanta tanta passione.

Salvo imprevisti, io esporrò due workstation grafiche ad alte prestazioni (d’altri tempi, ovviamente!). Maggiori dettagli a seguire prossimamente.

Ventuno anni fa Apple acquisiva NeXT

Era il 20 Dicembre 1996: Apple acquisiva NeXT. Gli occhi del mondo erano puntati sul ritorno di Steve Jobs al timone dell’azienda fondata anni prima e grandi aspettative crebbero attorno alla fusione tra le tecnologie del Mac e del sistema operativo NeXTStep. In pochi anni arrivarono l’iPod, l’iMac, poi Mac OS X, poi portatili e desktop sempre migliori. Steve Jobs era riuscito nel miracolo di risollevare Apple. Nel 2007, undici anni dopo, Apple stravolge il mercato della telefonia con l’iPhone, l’anno successivo reinventa il mercato delle applicazioni (l’App Store venne lanciato nel luglio 2008) e nel 2010 con il lancio dell’iPad inventò il mercato dei tablet realmente utili.

A 20 anni da quella fusione, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: macOS, iOS, tvOS e watchOS hanno tutti una base comune che affonda le radici in NeXTStep. A rileggere l’annuncio dell’acquisizione e dei piani strategici su MacOS, possiamo dire che tutte i buoni propositi si sono realizzati:

Our goal is a new OS that will set the standard for computing in the 21st Century. By blending Apple’s and NeXT’s advanced software (as you know, at the end of 1996 we entered into an agreement to acquire NeXT), we aim to create a software platform that breaks the barriers of current operating systems and will be able to take full advantage of the high performance microprocessors of the future. This OS should make it easy for developers to quickly create breakthrough applications, while providing you with the performance, reliability, speed, ease of use, and the greatly enhanced multimedia and Internet capabilities you’ll want in the 21st Century. Our first customer release of this new OS, intended for early adopters of new technology, is called Rhapsody, and should be ready within a year; with a full customer release slated for mid-1998.

Questo anniversario è anche l’occasione per sottolineare ancora una volta che “la storia si scrive alla fine”.

Infatti, nel 1995, Randall E. Stross scrisse nel libro STEVE JOBS & THE NeXT BIG THING che NeXT poteva essere considerata come il più grande fallimento dell’imprenditoria della Silicon Valley, avendo “bruciato” 125 milioni di dollari. N anni dopo che quell’affermazione è stata scritta, Apple comprò NeXT per 430 milioni di dollari, oltre tre volte l’investimento iniziale.