Il web, dunque, compie oggi esattamente 30 anni e ha completamente trasformato la vita di tutti. Gli esempi sarebbero innumerevoli e scontati, ma è importante ricordarsi che esiste un prima e un dopo. E fare lo sforzo di pensare cosa era la vita prima e cosa è stata la vita dopo. La rivoluzione delle comunicazioni diventa un acceleratore per il progresso dell’umanità. Prima del telegrafo, dopo il telegrafo. Prima del telefono, dopo il telefono. Prima della radio, dopo la radio. Prima della televisione, dopo la televisione. Si potrebbe dire “prima di Internet, dopo Internet”, ma Internet c’era prima del web e non accelerava. L’acceleratore, appunto, è stato il web: la definizione del HTML come linguaggio ipertestuale per la definizione delle pagine e del HTTP come protocollo di trasporto, dunque il browser come visualizzarore e il server HTTP per erogare le informazioni.
Nei prossimi giorni, sarà aggiunto in questo sito uno screenshot del sito web visibile al link sopra, visualizzato su una workstation NeXT.
Questo articolo, purtroppo, tratta di un argomento estremamente grave, doloroso e pericoloso per tutti. Non si vuole esprimere una opinione ma solo lasciare traccia di un evento che segnerà inevitabilmente il nostro futuro.
Nel momento in cui scrivo queste note, nel mondo si contano quasi 200mila contagiati, 8mila morti di cui quasi 3mila sono in Italia (secondo Paese più colpito al mondo, dopo la Cina). I due screenshot qui sotto sono stati presi in orari differenti e probabilmente aggiornati in orari differenti, dunque sono leggermente discrepanti.
Questo virus si contagia in modo estremamente rapido, può essere ospitato da individui senza sintomi e, dunque, proseguire la diffusione in maniera silente, per poi esplodere nei soggetti più deboli.
Sono stati già fatti numerosi paragoni (la SARS, la Spagnola, Ebola) per la disperazione che questo agente porta con sé. E sono state fatte tante ipotesi sulla genesi del virus, sul perché si sia diffuso in particolari zone e perché sia ancora così difficile arginarne la diffusione.
Una cosa è certa: il COVID-19 ci ha trovati impreparati, deboli e, con buona pace dei razzisti del mondo, “tutti sulla stessa barca”. Colpisce Paesi ricchi e poveri, da oriente ad occidente, da nord a sud. Colpisce i vecchi, gli adulti, i giovani (seppur in misura minore), colpisce uomini e donne. Colpisce la gente comune e i personaggi famosi, non fa distinzione di classe né di cultura. Il COVID-19 è l’appiattimento totale o, se si preferisce, la constatazione che siamo davvero tutti uguali e questo problema riguarda tutti. E che, per risolvere il problema, abbiamo bisogno di scienza, non pozioni magiche.
I danni sono enormi per tutti: lavoro, economia, scuola, benessere complessivo delle persone. Le scuole sono chiuse, tutte le attività ricreative sono sospese: i nostri giovani e giovanissimi comunque saranno provati. Tutti i settori produttivi sono bloccati o in difficoltà. Coloro che non stanno guadagnando, ovviamente non possono spendere; coloro che stanno ancora guadagnando (si pensi, ad esempio, al personale degli ospedali, spendono lo stretto necessario).
Qualcuno già adesso subisce danni economici enormi: se tutte le attività commerciali non essenziali sono chiuse, evidentemente chi dipende da quelle attività avrà un impatto enorme. Poi arriverà l’onda lunga di chi oggi sta lavorando ciò che ha “acquisito” prima dell’emergenza e che oggi non sta costruendo il business di domani.
Non è possibile sapere quando tutto questo finirà (due settimane? un mese? due mesi? qualcuno parla dell’estate 2020) e quali saranno le modalità di ripresa. E se ci sarà una vera ripresa oppure se il COVID-19 tornerà in autunno come l’influenza stagionale. Quali le conseguenze per l’occupazione, quali le situazioni che non potranno essere recuperate (ad esempio fallimenti o stagioni completamente perse). Quali le azioni di sciacallaggio che inevitabilmente verranno escogitate dai peggiori.
Tre le speranze e l’augurio per tutti: che questo dramma finisca presto, che possiamo recuperare la normalità in breve tempo, che possiamo aver imparato una bella lezione di solidarietà.
E che il prossimo post torni a parlare dei nostri amati computer storici.
A proposito: il Vintage Computer Festival Italia è stato ovviamente cancellato. Un piccolo esempio dei danni che il COVID-19 sta arrecando alla cultura.
Gli slogan del momento non ci appartegono, ma “Andrà tutto bene” è un augurio di cui abbiamo bisogno.
Malgrado qualche imprevisto all’orizzonte, è stato possibile contribuire alla terza edizione di Vicoretrò, evento di retrocomputing organizzato dalla associazione omonima, nella bellissima sede del borgo di Vicopisano. Benché si sia svolto poche settimane dopo il raduno romano, fare un confronto tra i due eventi sarebbe fuori luogo sia per le dimensioni sia per il contesto e gli obiettivi.
Gli organizzatori hanno avuto la bella idea di collocare l’esposizione in concomitanza con la manifestazione Castello In Fiore che celebra la bellezza e la storia del borgo con mostre botaniche, arredo da giardino e le immancabili prelibatezze gastronomiche.
Diversi gli espositori già visti a Roma, tra cui una menzione speciale merita Marco Fanciulli che ha riproposto il progetto di replica del cockpit del modulo di allunaggio Apollo 11.
Io ho portato lo stesso setup del raduno romano, ovvero la SPARCstation LX e la NeXTstation Colo N1200, entrambi con monitor TFT.
Abbastanza ironico che la N1200 funzioni correttamente solo con il monitor Sun Microsystems dotato di sync-on-green.